Per favorire le attività "Ambiente e salute" previste dal Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) e dai Piani Regionali di Prevenzione (PRP) 2014-2018, è stata creata la rete nazionale di Epidemiologia ambientale EpiAmbNet (progetto CCM del Ministero della Salute).Questa rete si occupa di valorizzare le esperienze di valutazione integrata su ambiente e salute, senza tralasciare gli aspetti di formazione e comunicazione.

Il progetto EpiAmbNet promuove un incontro nazionale "Ambiente e salute: un impegno comune per ridurre gli impatti sulla salute delle esposizioni ambientali" a Bologna il 7-8 Novembre 2017 per lo scambio di esperienze, di risultati di studi epidemiologici e di buone pratiche.

Sono state anche definite le attività formative del progetto EpiAmbNet, che hanno l'obiettivo primario di soddisfare i bisogni di conoscenza sui temi dell'Epidemiologia ambientale.
I destinatari dei corsi sono gli operatori del Servizio sanitario nazionale e del Sistema delle Agenzie per l'ambiente. Il pacchetto formativo del progetto EpiAmbNet è stato messo a punto e condiviso dalla rete dei ricercatori italiani che si occupano del tema "Salute e ambiente" appartenenti all'Associazione italiana di Epidemiologia.
Sono previsti tre moduli formativi:
Il primo modulo, Salute e ambiente – che avrà la durata di 4 giornate e si svolgerà in 6 Regioni nel periodo ottobre-dicembre 2017 – presenta lo stato delle conoscenze su una selezione di argomenti che includono i principali fattori di rischio ambientali, quali:
  • rumore
  • inquinamento atmosferico
  • campi elettromagnetici
  • rifiuti
  • siti contaminati
  • acque
  • radon
  • cambiamenti climatici
Il secondo modulo, Epidemiologia ambientale, offre un quadro complessivo delle applicazioni dell'Epidemiologia nello studio del complesso rapporto salute e ambiente. Gli argomenti che verranno toccati includono la trattazione generale della disciplina e dei suoi obiettivi e metodi. Il corso si terrà nelle 6 Regioni nel primo trimestre del 2018.
Il terzo modulo, Valutazione di impatto ambientale e comunicazione del rischio, presenta i princìpi e i metodi della VIIAS (Valutazione Integrata dell'Impatto su Ambiente e Salute) e della comunicazione del rischio sui temi ambientali. Il corso si terrà nelle 6 Regioni nel secondo trimestre del 2018.
Il primo modulo si svolgerà anche in Toscana nelle seguenti date: 9, 23 novembre e 7, 13 dicembre 2017.
tallio
Presentati l’8 settembre durante un’assemblea pubblica a Pietrasanta i risultati dello studio epidemiologico condotto dall’Agenzia regionale di sanità della Toscana per valutare gli effetti sullo stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree interessate dalla contaminazione da tallio.

I risultati delle analisi statistiche non hanno mostrato situazioni di particolare criticità ed allarme per i cittadini delle aree esposte al tallio. Non si registrano eccessi di ricoveri o decessi rispetto al resto del comune di Pietrasanta. Qualche caso in più di bambini con basso peso alla nascita, anche se di non chiaro valore statistico. E comunque, proprio perché i bambini e ragazzi costituiscono un sottogruppo di popolazione a maggiore suscettibilità, tra le attività del gruppo di lavoro sanitario (ARS, ASL Toscana Nord Ovest, Laboratori di sanità pubblica e Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana), costituitosi in seguito all’emergenza, è già previsto un follow-up nel tempo specifico su tale popolazione per indagare più approfonditamente il loro sviluppo.

Lo studio ha confrontato i dati di salute di coloro che in passato hanno vissuto in case servite dall’acquedotto contaminato dal tallio con quelli di chi ha vissuto nelle altre zone del comune. Per fare questo sono state ricostruite le storie residenziali dei cittadini di Pietrasanta dal 2000 ad oggi, considerando i cambiamenti demografici come nascite, immigrazioni, emigrazioni, decessi, variazioni di residenza e durata delle singole residenze. In tal modo sono stati identificati i cittadini che vivono o hanno vissuto nelle aree inquinate di Valdicastello, del Pollino e del centro storico di Pietrasanta. Per tutti è stato ricostruito lo stato di salute nei 15 anni di osservazione utilizzando gli archivi sanitari con informazioni sullo stato in vita, i ricoveri per gravi malattie e alcuni problemi del neonato, come il basso peso alla nascita e la nascita prematura.

Nell’ambito di un progetto del Ministero della salute, con il supporto dell’ISS, nella filiera idro-potabile di Valdicastello e Pietrasanta è stato implementato un Piano di sicurezza dell’acqua (PSA) che prevede  un’analisi di rischio strutturata nell’intero sistema idro-potabile, dalle falde idriche al rubinetto. I criteri e i metodi applicati nel territorio toscano, sono importanti elementi di conoscenza che presiedono all'introduzione nel breve periodo di nuovi criteri di controllo nella legislazione sulla qualità delle acque potabili in Italia. L’applicazione della nuova normativa intende potenziare sostanzialmente il livello di protezione della salute pubblica, valorizzando e revisionando le molte azioni di sorveglianza ambientale e sanitaria operate dagli enti territoriali e dai gestori dei sistemi idrici.

14/04/2016

Nell’articolo di Bonelli pubblicato in data 14.4.2016 sul Tirreno-Grosseto, sono riportate gravi e false affermazioni da parte di Giovanni Barbagli, ex-presidente di ARS, in carica fino al luglio 2011.
Barbagli dichiara che all’epoca dei fatti relativi al parere di ARS sulla VIA di Bagnore4 era Presidente dell’ARS. E’ falso. Barbagli non era più in carica dal 27 luglio 2011. La vicenda di Bagnore 4 per ARS inizia il 13 febbraio 2012, con la lettera di Zita che ci chiede un parere. A quella data Barbagli non aveva più alcun incarico in ARS ed il Direttore ero già io (dal 25 ottobre 2011).

12/04/2016

Le affermazioni riportate dall’architetto Fabio Zita sulla stampa sul parere di ARS per la Valutazione di Impatto Ambientale della centrale geotermica di Bagnore 4, non sono corrette. Ancor meno quelle pronunciate in un intervento al Convegno “Geotermia: focus Toscana” visibile su Youtube il 9 aprile 2016.
Sostanzialmente Zita afferma che ARS ha cambiato versione dei fatti nell’arco di 15 giorni per qualche “ordine” dalla Giunta facendo credere in questo modo ad un’Agenzia piegata alla volontà di altri. Affermazioni e insinuazioni false e gravi.
ARS ha prodotto una nota aggiuntiva alla sua relazione in cui conferma e non cambia il contenuto del primo documento.
Cercherò di chiarire i fatti, che Zita conosce bene avendoli vissuti con noi.

I due documenti a cui si fa riferimento:

geotermia torri-crop

Le affermazioni riportate dall’architetto Fabio Zita sulla stampa sul parere di ARS per la Valutazione di Impatto Ambientale della centrale geotermica di Bagnore 4, non sono corrette. Ancor meno quelle pronunciate in un intervento al Convegno “Geotermia: focus Toscana” visibile su Youtube il 9 aprile 2016.

Sostanzialmente Zita afferma che ARS ha cambiato versione dei fatti nell’arco di 15 giorni per qualche “ordine” dalla Giunta facendo credere in questo modo ad un’Agenzia piegata alla volontà di altri. Affermazioni e insinuazioni false e gravi.
ARS ha prodotto una nota aggiuntiva alla sua relazione in cui conferma e non cambia il contenuto del primo documento.

Cercherò di chiarire i fatti, che Zita conosce bene avendoli vissuti con noi.

I due documenti a cui si fa riferimento:
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“Ancora gravi falsità e calunnie su ARS e Bagnore 4”. Le false notizie che appaiono superano ogni fantasia

14/04/2016
Nell’articolo di Bonelli pubblicato in data 14.4.2016 sul Tirreno-Grosseto, sono riportate gravi e false affermazioni da parte di Giovanni Barbagli, ex-presidente di ARS, in carica fino al luglio 2011.
Barbagli dichiara che all’epoca dei fatti relativi al parere di ARS sulla VIA di Bagnore4 era Presidente dell’ARS. E’ falso. Barbagli non era più in carica dal 27 luglio 2011. La vicenda di Bagnore 4 per ARS inizia il 13 febbraio 2012, con la lettera di Zita che ci chiede un parere. A quella data Barbagli non aveva più alcun incarico in ARS ed il Direttore ero già io (dal 25 ottobre 2011).

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smog cittL’inverno 2015-2016 sta catturando l’attenzione dei media nazionali e locali per i ripetuti sforamenti delle medie giornaliere del PM10, che per la normativa non possono essere più di 35 in un anno. Le particolari condizioni meteorologiche di questa stagione, con inversione termica e assenza di piogge, sono sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti nell’aria, determinando concentrazioni di PM oltre le soglie consentite.

Superando l’approccio emergenziale e allarmistico proviamo a fare il punto della situazione sulle principali questioni riguardanti la qualità dell’aria e gli impatti sulla salute, a livello nazionale e regionale.

1.  Com’è la qualità dell’aria in Italia e in Toscana?
Secondo i dati dell’ultimo report dell’Agenzia ambientale europea (EEA- European Environmental Agency) sulla qualità dell’aria in Europa nel corso del 2013 il superamento del limite giornaliero del PM10 si osserva in 22 Stati su 28, in una o più stazioni di rilevamento. Soltanto in Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Regno Unito non si sono verificati superamenti. L’Italia, insieme ai paesi dell’Est Europa, mostra il maggior numero di superamenti, con una situazione particolarmente critica nella Pianura Padana e con sforamenti anche nella zona fiorentina e nella piana lucchese.

concentrazioni pm10 2013

2.  Quali sono le principali fonti di inquinamento e come sono variate le emissioni negli ultimi anni?

Negli ultimi anni sono stati compiuti notevoli sforzi in tema di riduzione e prevenzione dell’inquinamento atmosferico nelle aree metropolitane. Secondo i dati più aggiornati, l’Agenzia Ambientale Europea (EEA) ha registrato in Europa nel periodo 2002-2011 un generale miglioramento dell’inquinamento dell’aria con riduzioni delle emissioni di PM primario (-14% per i PM10 e -16% per PM2.5, -27% per gli ossidi di azoto).

A livello nazionale, le emissioni di PM10 nel periodo 1990-2013 hanno avuto una riduzione del 17%
. Il settore del trasporto stradale, grazie al rinnovamento del parco veicolare, presenta una riduzione nello stesso periodo pari al 55,7% e contribuisce alle emissioni totali con una quota emissiva del 12,2% nel 2013. Le emissioni provenienti dalla combustione non industriale (riscaldamento domestico) rappresentano nel 2013 il settore più importante, con il 59,5% delle emissioni totali. Dal 1990 al 2013 le emissioni di questo settore sono più che triplicate, anche a causa dell’incremento della combustione di biomassa legnosa (fonte: ISPRA). I processi di combustione nell’industria hanno ridotto le proprie emissioni del 77%, con un peso sul totale pari al 3,4% nel 2013.
Le emissioni di ossidi di azoto (NOx) mostrano un trend decrescente costante dal 1990, con una riduzione del 50% nel periodo 1995-2013. Dal 1995 il settore del trasporto stradale è il principale responsabile delle emissioni di NOx, con valori di oltre la metà delle emissioni, soprattutto a causa dei motori diesel. Le recenti notizie sull’innalzamento dei limiti di emissione per le autovetture, deciso dall’Europarlamento, che ha fatto seguito allo scandalo Volkswagen, non aiuteranno a migliorare la situazione.


3.  Qual è l’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico in Italia e in Toscana?
Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute sono ormai ben documentati e riguardano problemi acuti e cronici, principalmente dell’apparato respiratorio e cardiovascolare. E nel 2013 la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha classificato l’inquinamento atmosferico come cancerogeno certo per l’uomo.
Le stime di impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute più aggiornate a livello nazionale sono quelle prodotte nell’ambito del Progetto VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute), finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) del Ministero della Salute.

Per il 2010 il progetto ha stimato:
  • 21.524 decessi attribuibili all’esposizione della popolazione italiana al PM2,5, equivalenti al 7% del totale dei decessi per cause naturali. Di questi, circa il 65% è residente al Nord, con il tasso di mortalità più elevato in Lombardia. La Toscana (vedi figura 1), con un tasso pari a circa 60 decessi attribuibili ogni 100.000 abitanti, si attesta sui valori medi delle regioni del Centro, tra le quali occupa la seconda posizione dopo il Lazio.
  • 11.993 decessi complessivi in tutta Italia per l’esposizione a biossido di azoto, con un gradiente decrescente dal Nord al Sud. Tra le regioni italiane, il tasso di mortalità attribuibile ai biossidi di azoto è più alto in Lombardia (quasi 130 decessi ogni 100.000 ab.). La Toscana presenta un tasso più basso, pari a circa 30 decessi ogni 100.000 abitanti.
  • 1.858 decessi sono risultati attribuibili all’esposizione all’ozono nel periodo più caldo tra aprile e settembre. Il tasso di mortalità è abbastanza uniforme tra le regioni italiane ed oscilla tra i 4-5 decessi ogni 100.000 abitanti.
Tra le conseguenze sanitarie indotte dall’inquinamento dell’aria si devono computare anche i ricoveri ospedalieri, gli accessi al pronto soccorso, in particolare per patologie respiratorie dei bambini e anziani, oltre agli episodi di riacutizzazione dell’asma e di altri problemi respiratori.

Decessi per cause non accidentali attribuibili al Pm2.5 per 100.000 residenti per macro area geografica e regione (Ministero della Salute, 2015)
italia decessi PM2,5

4.  I blocchi del traffico servono?
I documenti sulla mobilità sostenibile in Italia evidenziano elementi di criticità strutturali, che gli esperti suggeriscono di affrontare con politiche e strategie altrettanto strutturali ed integrate.
Secondo Eurostat, l’Italia ha un tasso di motorizzazione (veicoli per 1.000 abitanti) costantemente tra i più alti nei Paesi EU-27, raggiungendo nel 2012 il primato assoluto con 621 veicoli ogni 1.000 abitanti, valore decisamente elevato rispetto ai 430 della Germania o ai 496 della Francia. Anche il ritardo infrastrutturale, e la carenza di strategie di programmazione integrate sono ben documentati nel nostro Paese, ancora in affanno rispetto alla mobilità più sostenibile realizzata in altri Paesi.
D’altra parte, come abbiamo visto, il contributo maggiore alle emissioni di PM proviene dal settore del riscaldamento domestico. L’aumento dell’utilizzo delle stufe a legna, anche indotto dalla crisi economica, ha ulteriormente incrementato il contributo del settore alle emissioni totali. Come suggerito da linee di indirizzo internazionali, anche in questo ambito sono auspicabili politiche locali mirate alla regolamentazione dell’uso e della qualità degli impianti di riscaldamento domestico, sia pubblici che privati.
La rincorsa dei sindaci ai vari interventi emergenziali sulla mobilità, seppur globalmente poco efficaci, può trovare una sua giustificazione per affrontare alcune situazioni che effettivamente in alcune zone del Paese, soprattutto in Pianura Padana, hanno raggiunto livelli preoccupanti. Tali misure, però, siano esse targhe alterne o blocchi più o meno totali del traffico, non possono giustificare rinvii di interventi più complessi, su più livelli e prolungati nel tempo.

Il rischio da evitare è che, passata l’emergenza, si dimentichi il problema.. almeno fino al prossimo inverno.