I comportamenti e gli atteggiamenti dei ragazzi toscani sul cambiamento climatico nell’indagine EDIT 2025
Gli argomenti trattati in questo approfondimento:
- Clima e giovani
- Indagini internazionali su clima e giovani
- Ostacoli burocratici
- L'indagine EDIT
- I risultati dell'indagine EDIT 2025: la consapevolezza sul cambiamento climatico
- Le cause del cambiamento climatico per i ragazzi toscani
- Le preoccupazioni per il futuro negli studenti toscani
- Buone pratiche messe in azione dai ragazzi toscani
- Qualità dell’aria ed effetti sulla salute nell'indagine EDIT
- Il ruolo della scuola e della formazione
- Conclusioni
Clima e giovani
Negli ultimi anni il cambiamento climatico è diventato uno dei temi centrali del dibattito pubblico, e i giovani sono tra i protagonisti più attivi di questa battaglia.
I giovani di oggi sono cresciuti con la consapevolezza degli effetti del riscaldamento globale: eventi climatici estremi, scioglimento dei ghiacciai, perdita di biodiversità. A differenza delle generazioni precedenti, hanno accesso immediato alle informazioni grazie ai social media e alla rete, strumenti che permettono di diffondere dati scientifici ma anche di organizzare movimenti globali, come per esempio i Fridays for Future che hanno portato milioni di studenti a scendere in piazza per chiedere azioni concrete ai governi.
Numerose organizzazioni e ONG guidate da giovani che operano a livello locale, nazionale e internazionale affrontano l’emergenza climatica, come Youth4Climate, Plant-for-the-Planet, Youngo, Ultima generazione.
L’impegno giovanile non si limita alle manifestazioni. Molti ragazzi e ragazze adottano stili di vita più sostenibili: riducono gli sprechi, scelgono mezzi di trasporto meno inquinanti, prestano attenzione ai consumi alimentari e all’impatto ambientale delle proprie scelte.
Indagini internazionali su clima e giovani
Il Flash Eurobarometro Giovani 2024, che è un’indagine rivolta a giovani di 16-30 anni di tutta Europa, ha evidenziato come nel 2024 l’ambiente e i cambiamenti climatici siano la seconda priorità (33%) per i ragazzi europei, dopo il costo della vita (40%), seguiti da occupazione e crescita (31%). In paesi come l’Italia e la Danimarca, la quota di giovani che mette il clima al primo posto supera il 40%.
Un dato simile emerge da un sondaggio globale del 2019 di Amnesty International, condotto tra i giovani d’età compresa tra i 18 e i 25 anni in 22 Paesi: il cambiamento climatico è considerato la questione più importante a livello mondiale, superando terrorismo e inquinamento, con il 41% degli intervistati che lo ha indicato come priorità.
Il sondaggio Unicef-Gallup del 2023 su oltre 50mila giovani di 15-24 anni in 55 Paesi ha rilevato che l’85% ha sentito parlare di cambiamento climatico, ma solo il 50% ha compreso appieno il suo significato, in particolare il fatto che sia causato dalle attività umane e porti a eventi metereologici più estremi. La conoscenza del CC fra i giovani è minore nei Paesi a reddito basso e medio basso.
Ostacoli burocratici
L’entusiasmo e la determinazione dei giovani spesso si scontrano con la lentezza delle istituzioni, con interessi economici e con ostacoli rilevanti, sia di natura strutturale che psicologica.
Sul piano istituzionale e normativo, i giovani incontrano barriere rilevanti dovute a regolamentazioni obsolete e complesse; carenza di incentivi mirati per startup green e comunità energetiche locali; difficoltà di accesso ai finanziamenti; scarsa inclusione nei processi decisionali e nei tavoli di governance.
Accanto a tali criticità si evidenziano fattori di natura psico-sociale, tra cui la cosiddetta eco-ansia o burnout climatico, definibile come uno stato di stress cronico indotto dalla percezione dell’inadeguatezza delle risposte politiche alla crisi ecologica. I sintomi più frequenti includono ansia, frustrazione, senso di colpa, disillusione verso le istituzioni ed esaurimento emotivo derivante dall’attivismo continuativo.
L’indagine EDIT
L’indagine EDIT – Epidemiologia dei Determinanti dell’Infortunistica stradale in Toscana, avviata nel 2005 dall’Agenzia regionale di sanità della Toscana con l’obiettivo di conoscere in modo sistematico sicurezza alla guida, stili di vita, comportamenti di salute e fattori di rischio nella popolazione studentesca toscana, in vent’anni di analisi ha registrato come crisi economiche, emergenze sanitarie, trasformazioni ambientali hanno inciso in modo significativo sulla quotidianità dei giovani, influenzandone la percezione del futuro.
Per la prima volta nell’edizione 2025 la rilevazione EDIT affronta anche le tematiche legate al clima con l’intento di fornire una prima panoramica sulla consapevolezza dei giovani toscani rispetto alle questioni climatiche e il loro livello di impegno e coinvolgimento. Si tratta di un’iniziativa piuttosto innovativa rispetto alle classiche indagini nazionali che si occupano dei giovani (ESPAD, HBSC), in linea con il generale interesse di ARS rispetto a questi argomenti che ha portato alla creazione di un portale web interamente dedicato al tema Clima e salute.
I risultati dell'indagine EDIT 2025: la consapevolezza sul cambiamento climatico
Dai dati raccolti emerge che il 93,3% dei ragazzi crede nell’esistenza del cambiamento climatico (Tabella 1) con percentuali più alte nelle ragazze rispetto ai ragazzi (96,7% vs 90,2%) la frazione di negazionisti si abbassa leggermente al crescere dell’età, il 7,6% nei 14enni e il 5,9% nei 19enni. Maggiore consapevolezza sulla crisi climatica negli stranieri e stranieri nati in Italia (94,5% e 96,7% rispettivamente), rispetto ai ragazzi/e con cittadinanza italiana (93,1%).
Tabella 1. Ragazzi e ragazze che pensano che il cambiamento climatico esista e che sia causato dall’uomo – Valori per 100 rispondenti d’età 14-19 anni – Fonte: Sorveglianza EDIT, anno 2025
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Le cause del cambiamento climatico per i ragazzi toscani
Le ragazze confermano la maggiore consapevolezza del ruolo delle attività umane sulla crisi climatica rispetto ai ragazzi (94,8% vs 87,9%). La quota maggiore di coloro che negano l’impatto dell’uomo si osserva tra i 19enni e i ragazzi di cittadinanza straniera.
Lo sviluppo industriale e l’immissione di gas sono considerate le principali cause del cambiamento climatico (70% e 66,4% rispettivamente). I ragazzi confermano una minore consapevolezza delle ragazze sulle principali cause del cambiamento climatico, così come i ragazzi di cittadinanza straniera (tabella 2).
Tabella 2. Principali cause del cambiamento climatico indicate – Valori per 100 rispondenti d’età 14-19 anni – Fonte: Sorveglianza EDIT, anno 2025
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Le preoccupazioni per il futuro negli studenti toscani
Rispetto alle preoccupazioni per il futuro, il 60,9% si dichiara molto preoccupato, tale quota si alza al 69% tra le ragazze e si abbassa al 53,4% tra i ragazzi. Il livello di preoccupazione cresce al crescere dell’età (65,4% nei 19enni e 53,3% nei 14enni) (figura 1).
Figura 1. Preoccupazione per i danni che il cambiamento climatico apporterà alle generazioni future – Valori per 100 rispondenti d’età 14-19 anni – Fonte: Sorveglianza EDIT, anno 2025.
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Buone pratiche messe in azione dai ragazzi toscani
Tra le pratiche quotidiane messe in atto per contrastare il cambiamento climatico le più frequenti sono la raccolta differenziata (89,1%), spegnere le luci quando non servono (85,3%) e l’uso consapevole dell’acqua (79,3%). Sul fronte opposto solo il 16,1% dichiara di consumare meno carne, circa il 46,5% predilige una mobilità sostenibile (mezzi pubblici, bici e a piedi) e il 47,4% utilizza la borraccia per l’acqua.
In linea con la maggiore consapevolezza, le ragazze adottano più frequentemente dei ragazzi azioni quotidiane più sostenibili: la differenza maggiore si osserva sul minor consumo di carne con un 23,9% rispetto all’8,9%.
I dati per età sono piuttosto omogenei, con una tendenza a comportamenti più sostenibili nei ragazzi più grandi, ad eccezione dell’uso della borraccia, che registra la percentuale più alta nei 14enni (50,2%).
Qualità dell’aria ed effetti sulla salute nell'indagine EDIT
Infine, il 90,9% degli intervistati considera buona o molto buona la qualità dell’aria nella zona in cui vive e alla domanda se si pensa che la qualità dell’ambiente abbia un’influenza sulla propria salute, il 30,5% risponde negativamente. La quota di coloro che non credono ad una influenza dell’ambiente sulla propria salute scende all’aumentare dell’età (25,2% nei 19enni e 36,2% nei 14enni), è più bassa negli stranieri e nei residenti nella AUSL Sud-est.
Il ruolo della scuola e della formazione
In un contesto di generale buona consapevolezza e conoscenza del cambiamento climatico e delle cause associate, resta di primaria importanza la formazione su questi argomenti, sia per alunni che per insegnanti.
Le iniziative educative sul clima dovrebbero includere non solo le informazioni di tipo scientifico, ma anche strumenti di alfabetizzazione emotiva e resilienza psicologica.
Il 54% dei ragazzi/e dichiara di aver seguito nel corso dell’anno scolastico attività/laboratori dedicati all’ambiente. Tale percentuale risulta più bassa (49,3%) tra i residenti nella AUSL Nord-ovest e più alta nella Sud-est (58%).
Molto significativo l’impatto dell’organizzazione di attività/laboratori sulla consapevolezza sui cambiamenti climatici (tra coloro che credono nei CC il 57,6% ha fatto formazione, tra i negazionisti solo il 28,4%). Non significativo l’impatto della percezione dei rischi ambientali sulla propria salute.
L’indagine mostra invece un divario significativo tra istituti tecnici/professionali e licei, con la quota di ragazzi che ha seguito attività/laboratori specifici che sale dal 47,2% al 58,3%.
Conclusioni
L’impegno dei giovani rappresenta una delle chiavi per affrontare la crisi ambientale. I giovani non sono solo vittime del cambiamento climatico, ma anche una risorsa fondamentale per costruire un futuro più sostenibile. Dare spazio alle loro idee e sostenere il loro impegno significa investire nel benessere del pianeta e delle generazioni che verranno.
I dati EDIT mostrano complessivamente un buon livello di consapevolezza dei giovani toscani su crisi climatica e sull’impatto delle attività umane, con differenze di genere favorevoli alle ragazze e graduale aumento della preoccupazione con l’età. Le azioni quotidiane pro-clima sono diffuse per i comportamenti a “basso costo” (come raccolta differenziata, risparmio energetico e idrico), mentre restano meno praticate le scelte più impegnative (mobilità e dieta), confermando un gap tra intenzioni e cambiamenti strutturali che probabilmente nel corso della vita si restringe.
In un contesto in cui il 2024 è stato l’anno più caldo a livello globale e regionale e in Italia si registra un forte aumento degli eventi estremi, emerge l’esigenza di rafforzare percorsi educativi integrati (scientifici ed emotivi), di promuovere competenze di cittadinanza attiva e di facilitare scelte sostenibili nei contesti di vita, con particolare attenzione alle differenze di genere e territoriali.