Aggiornato il portale delle malattie infettive in Toscana

Con il consolidamento dei dati per l’anno 2024 è stato aggiornato il portale sulle malattie infettive notificate in Toscana.
I dati provengono da fonti di natura diversa coordinate dal Settore Prevenzione e sicurezza in ambienti di vita e di lavoro, alimenti e veterinaria della Direzione generale Diritti di cittadinanza e coesione sociale della Regione Toscana:
- il sistema informativo PREMAL (Nuovo Sistema Informativo per la segnalazione dei casi di Malattie infettive, che ha sostituito il SIMI in vigore dal 1990), supporto per la sorveglianza delle malattie infettive e per le attività di sanità pubblica dei diversi livelli del Servizio Sanitario Nazionale;
- il sistema di sorveglianza delle malattie batteriche invasive e delle arbovirosi;
- il flusso delle attività vaccinali della Regione Toscana (Flusso 52).
A questi ARS aggiunge due fonti di natura amministrativa:
- il flusso delle schede di dimissione ospedaliera di Regione Toscana;
- il registro di mortalità regionale (ISPRO).
L’elaborazione dei dati raccolti permette di valutare l’impatto epidemiologico delle principali malattie infettive per ambito geografico, genere ed età, negli ultimi 10 anni.
I dati in sintesi
Nel 2024 prosegue l’aumento delle notifiche già osservato nel 2023, con un volume di notifiche complessive che ha superato i 9mila casi annuali, quando prima della pandemia da COVID-19 se ne contavano poco meno di 5mila. Durante il biennio 2020-2021 le notifiche erano scese a circa 2mila per anno, a causa delle difficoltà dei sistemi di sorveglianza dovute alla necessità di riorganizzarsi e concentrare le risorse nel monitoraggio della pandemia e, contestualmente, all’introduzione di misure di prevenzione mai sperimentate prima (ad es. distanziamento, mascherine, lockdown, divieto di assembramento e chiusura delle attività pubbliche) che hanno sicuramente limitato, oltre al contagio da Sars-CoV-2, anche quello per altri agenti infettivi. La risposta alla pandemia può aver inoltre aumentato la sensibilità, rispetto alla segnalazione, tra gli operatori territoriali (medici di famiglia e pediatri in primis) e la disponibilità della popolazione a sottoporsi a test diagnostici (anche per escludere il COVID-19), favorite dallo snellimento delle procedure che via via sono migliorate per fronteggiare l’aumento della casistica. Non possiamo escludere, quindi, che parte dell’aumento delle notifiche sia in realtà dovuto all’emersione di un maggior numero di casi, a parità di circolazione virale o batterica reale, rispetto al passato.
Le malattie censite sono diverse per caratteristiche, sintomatologia e modalità di contagio. Nell’ultimo biennio osservato quelle che hanno registrato aumenti più importanti sono la scabbia (3.042 casi, dagli 890 del 2019), la scarlattina (1.763 casi, dagli 840 del 2019) e la pertosse (598 casi, dai 39 del 2019), per citare le prime tre in ordine di diffusione e aumento rispetto al periodo pre pandemico. Si tratta di malattie per le quali si registrano picchi in tutta Italia e, nel caso di scarlattina e pertosse, in tutta Europa, che testimoniano un aumento della diffusione nella popolazione.
Nel portale è possibile selezionare la patologia di proprio interesse, per verificarne l’andamento nel tempo e la diversa incidenza per genere ed età. Complessivamente, rispetto alla popolazione residente, nel 2024 le notifiche rilevate sono state 261 ogni 100mila abitanti (dai 202 per 100mila dell’anno precedente e i 126 per 100mila del 2019) e si conferma il maggior rischio per la popolazione maschile rispetto a quella femminile, con 5.312 casi notificati tra gli uomini (298 ogni 100mila abitanti) e 4.206 tra le donne (224 per 100mila).
Per quanto riguarda l’età, le fasce più a rischio sono quelle pediatriche, in particolare sotto i 5 anni d’età: l’incidenza passa dai 587 casi ogni 100mila bambini e bambine nel primo anno di vita, ai 1.358 per 100mila nella fascia 1-4 anni, per poi scendere a 770 casi per 100mila nella fascia 5-14anni. Successivamente i casi scendono sotto i 200 per 100mila, salvo risalire una volta superati gli 80 anni, portandosi a 349 casi per 100mila abitanti. La scarlattina rappresenta il 60% dei casi notificati nella fascia d’età 1-4 anni e il 43% in quella dei 5-14enni. Nel primo anno di vita invece la malattia più diffusa è la pertosse, che costituisce 1 caso su 3. La scabbia rappresenta invece il 65% delle notifiche tra i 15 e i 24 anni. Dopo gli 80 anni d’età la distribuzione delle notifiche per patologia è più eterogenea, con il 29% di casi di scabbia, il 23% di legionellosi, il 19% costituito da infezioni di origine alimentare e il 12% da influenza.
Tra le tre AUSL il rischio tende invece ad aumentare in funzione della densità abitativa e dell’intensificarsi del tessuto produttivo e scolastico, con la AUSL Centro che ha il tasso di notifica più elevato (298 casi per 100mila), seguita dalla Nord Ovest (268 per 100mila) e dalla Sud Est (177 per 100mila).
Contestualmente alle notifiche aumentano i casi ricoverati, che erano invece diminuiti durante gli anni più intensi della pandemia, risaliti a 74 ogni 100mila abitanti nel 2024 (a fronte dei 53 per 100mila osservati nel 2019) e i decessi, il cui aggiornamento è però ancora fermo al 2022, con 63 deceduti, superiori ai 38 del 2021, ma ancora al di sotto degli 85 osservati nel 2019.
Infine, sul fronte delle coperture vaccinali (CV) a 24 mesi di vita, la Toscana continua a mantenersi tra le regioni italiane con i livelli di copertura vaccinale più alti. Nel 2024 le CV riferite agli antigeni contenuti nel vaccino esavalente (anti difterite, tetano, pertosse, poliomielite, haemophilus influenzae B, epatite B) e quelle riferite agli antigeni contenuti nel vaccino trivalente (morbillo, parotite, rosolia) sono tutte superiori al 97%. Anche la varicella, l’ultima vaccinazione prevista dalla legge dell’obbligo, per la prima volta nel 2024 ha superato la soglia minima, con il 96,4% di copertura. Le quattro vaccinazioni raccomandate confermano invece coperture ancora inferiori alla soglia del 95%. In particolare il rotavirus, entrato più recentemente nel programma delle vaccinazioni raccomandate per i bambini, pur in crescita nel tempo, mostra ancora i valori più bassi tra tutti i 14 antigeni previsti dalla Legge, fermandosi al 70,3%.