Vaccini anti Covid-19, quale impatto può avere una seconda dose ritardata? Lo studio pubblicato sul BMJ


21/5/2021
È stato pubblicato sul BMJ lo studio Public health impact of delaying second dose of BNT162b2 or mRNA-1273 covid-19 vaccine: simulation agent based modeling study, che attraverso una simulazione ha stimato l'impatto di una seconda dose somministrata in maniera ritardata rispetto agli intervalli delle schedule vaccinali a due dosi con intervalli standard sulle politiche vaccinali, sui ricoveri ospedalieri e sulla mortalità, assumendo che il vaccino previene solo i sintomi ma non la diffusione asintomatica.

Tale regime ritardato rappresenta un’alternativa agli intervalli standard, utilizzandolo nelle persone di età inferiore ai 65 anni e dopo aver vaccinato tutte le persone anziane.

La prima analisi ha cercato di capire il potenziale rischio o beneficio della seconda dose ritardata rispetto allo standard. In quest’analisi, sono stati esaminati come outcomes i decessi, i ricoveri ospedalieri e le infezioni. Nel modello di efficacia della singola dose, è stato assunto che non vi fosse alcuna protezione contro l'infezione da COVID-19 per i primi 12 giorni dopo la dose iniziale e successivamente che vi fosse una protezione del 90%, 80%, 70%, 60% o 50% con persistenza per il resto della simulazione della durata di 180 giorni. Queste stime di protezione sono state calcolate sulla base dei risultati dello studio BNT162b2, che ha mostrato che tra i giorni 1 e 11 il numero di casi era simile tra i vaccinati e il gruppo dei non vaccinati, mentre tra i giorni 12 e 21, si erano verificate quattro infezioni nel braccio dei vaccinati e 30 nel braccio di controllo, suggerendo un'efficacia del vaccino da una singola dose dell'87%.

Un’analisi successiva ha esaminato l'effetto della variazione dei tassi di vaccinazione sui decessi totali utilizzando allo stesso modo due regimi di dosaggio. I risultati sono stati aggregati in 10 simulazioni. La mortalità totale per 100.000 per dose standard rispetto a una somministrazione ritardata della dose sulla base del 90%, dell’80% e del 70% di efficacia della prima dose era rispettivamente di 226 contro 179, 233 contro 207 e 235 contro 236.

Questi risultati suggeriscono che le stime di efficacia sono a favore di una somministrazione ritardata della seconda dose. Inoltre tassi di vaccinazione pari o inferiori allo 0,3% della popolazione al giorno, risultano in una riduzione della mortalità cumulativa tra il 26 e il 47 per 100.000.

In conclusione, una strategia di seconda dose ritardata per soggetti sotto i 65 anni, in determinate condizioni, potrebbe risultare in una riduzione della mortalità cumulativa.

A cura di:

  • Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana
  • Cristina Stasi, Centro Interdipartimentale di Epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, AOU Careggi




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