Indagine telefonica sul ricorso ai servizi specialistici territoriali in era CoViD

A cura di: P. Francesconi ed E. Gualdani


10/2/2021
Approfondimento 1 – Le visite specialistiche

Nel periodo tra fine novembre 2020 e inizio gennaio 2021, l’Agenzia regionale di sanità ha condotto un’indagine telefonica su un campione di 2.500 cittadini rappresentativi della popolazione maggiorenne residente in Toscana con l’obiettivo di indagare il ricorso ai servizi sanitari specialistici territoriali, con particolare riguardo ai cittadini affetti da una o più condizioni croniche, durante l’impatto sui servizi sanitari della seconda ondata dell’epidemia da CoViD-19.In particolare, l’obiettivo primario era quello di studiare, dal punto di vista del cittadino, l’accesso ai servizi sanitari territoriali e gli aspetti socio-demografici, lavorativi ed economici che possono influenzare tale accesso, cercando di effettuare un aggiornamento delle analoghe informazioni prodotte dall’indagine Multiscopo sulla condizione di salute e il ricorso ai servizi sanitari che l’Istat ha condotto fino al 2013.

Il campione dei cittadini da intervistare era stratificato per gruppo d’età (18-64, 65-79, 80 e oltre), genere, ASL di residenza e area di residenza (non interna/interna).

Il questionario era composto da 5 sezioni:
  • nella prima si raccoglievano informazioni su età, sesso, luogo di nascita e livello di istruzione,
  • nella seconda informazioni sulla presenza o meno di malattie croniche e/o eventuali limitazioni nella deambulazione,
  • nella terza informazioni sulle visite mediche specialistiche eseguite negli ultimi 12 mesi,
  • nella quarta informazioni sugli esami del sangue e diagnostici eseguiti negli ultimi 12 mesi,
  • nella quinta informazioni sulla situazione lavorativa ed economica della persona intervistata.
Nel caso di grave disabilità psico-fisica della persona da intervistare che rendesse impossibile effettuare direttamente l’intervista, è stato intervistato un “proxy”, cioè una persona “prossima, di fiducia, anche un familiare”, che fosse a conoscenza dello stato di salute generale della persona e delle prestazioni sanitarie che le fossero state fornite.

In questo primo approfondimento, si descrive la popolazione degli intervistati e si presentano i risultati preliminari in forma descrittiva sul ricorso alle visite specialistiche.

Il campione delle persone intervistate
Nel periodo tra fine novembre 2020 e inizio gennaio 2021 sono state intervistate 2.500 persone, delle quali 1.108 uomini (44,3%) e 1.392 donne (55,7%), 1.559 ultra65enni (62,3%) e quindi prevalentemente ritirati dal lavoro (1.509; 60,8%). La maggioranza degli intervistati (1.972 persone pari al 78,9% del totale) ha dichiarato ottime o adeguate le condizioni economiche della propria famiglia, mentre una minoranza (528; 21,1%) le ha dichiarate scarse o assolutamente insufficienti.

Più della metà degli intervistati (1.354; 54,2%) ha dichiarato di soffrire di almeno una condizione cronica, più frequentemente del sistema cardiovascolare (811, pari al 60% dei malati cronici, di cui l’87% ipertensione) e del sistema muscolo-scheletrico (685, pari al 50,6% dei malati cronici, di cui il 79% artrosi).

La quasi totalità degli intervistati (2.413, 96,5%) ha dichiarato di essere in grado di camminare, anche se di questi, 228 (9,5%) per non più di 200 metri.

Le visite specialistiche effettuate
Circa due terzi di tutti gli intervistati (1.645; 65,8%) e tre quarti degli intervistati affetti da almeno una malattia cronica (1.021; 75,4% dei malati cronici) hanno dichiarato di aver effettuato almeno una visita specialistica nel corso degli ultimi dodici mesi.

Considerando l’ultima visita specialistica effettuata, la più frequente è stata la visita oculistica (356; 21,6% di tutte le ultime visite), seguita dalla visita cardiologica (302, 18,4% di tutte le ultime visite) e da quella ortopedica (164, 10% di tutte le ultime visite):
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Modalità di esecuzione, tipologia della struttura e modalità di pagamento
Quasi tutte le visite sono state effettuate in ambulatorio e soltanto un’esigua minoranza (28 visite, 1,7%) sono state effettuate in televisita.

Delle 1.617 visite effettuate in ambulatorio, poco più di metà (855; 52,9%) sono state effettuate in strutture pubbliche, una minoranza (202; 12,5%) in strutture private convenzionate e più di un terzo (560; 34,6%) in strutture private non convenzionate (secondo l’indagine Istat del 2013, effettuata peraltro su un campione di popolazione più giovane, su 1.688 visite specialistiche, poco più di un quarto (459; 27,2%) furono effettuate in strutture private non convenzionate).

Queste percentuali variano al variare della specialità. In particolare, la percentuale di visite effettuate in strutture private non convenzionate è particolarmente elevata per le specialità ostetrico-ginecologica e psichiatrica-psicologica (superiore al 50%) ed anche per le specialità oculistica, ortopedica e dermatologica (superiore al 40 %):
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La percentuale di visite effettuate in strutture private non convenzionate varia anche al variare delle caratteristiche dell’assistito, essendo più elevata per le persone senza condizioni croniche, giovani e con risorse economiche almeno adeguate:
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La maggioranza degli assistiti ha pagato interamente la prestazione (739; 45,7%, di cui 108, pari al 14,6%, hanno avuto un rimborso da un’assicurazione), 603 (37,3%) non hanno pagato niente e 275 (17%) hanno pagato il ticket (secondo l’indagine Istat del 2013, pagarono interamente la prestazione il 41% dei cittadini, di cui solo il 2% con rimborso da un’assicurazione).

Queste percentuali variano naturalmente al variare della tipologia della struttura erogatrice, ma anche al variare delle caratteristiche dell’assistito con una percentuale di prestazioni pagate interamente più elevata tra chi non è affetto da condizioni croniche, tra i più giovani e tra coloro con risorse economiche almeno adeguate:
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Le rinunce
Quasi un quarto degli assistiti intervistati (568; 22,7%) ha dichiarato di aver rinunciato ad almeno una visita specialistica negli ultimi 12 mesi (secondo l’indagine Istat del 2013, soltanto il 7% dei cittadini dichiararono di avervi rinunciato). Tra i motivi della rinuncia predominano nettamente le cause collegate all’epidemia di CoViD-19, sia per annullamento dell’appuntamento da parte della struttura erogatrice (222 assistiti, pari al 39,1% di coloro che hanno rinunciato ad almeno una visita specialistica) sia per rinuncia da parte dell’assistito per timore del contagio (203 assistiti, pari al 35,7% di coloro che hanno rinunciato ad almeno una visita specialistica). Tra i motivi della rinuncia segue poi la lunga attesa (86 assistiti, pari al 15,1% di coloro che hanno rinunciato ad almeno una visita specialistica).

Queste percentuali variano al variare delle caratteristiche dell’assistito. In particolare, per chi dichiara risorse economiche almeno adeguate, sono ancor più frequenti le cause di rinuncia legate all’epidemia e meno frequenti quelle legate all’eccessiva attesa o ad altre cause:
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A cura di P. Francesconi ed E. Gualdani



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