Diffusione della variante Omicron e risposta immunitaria: i dati inglesi


27/12/2021
È stato pubblicato dal COVID-19 Response Team dell'Imperial College di Londra il documento Report 49: Growth, population distribution and immune escape of Omicron in England  in cui sono stati riportati i dati della diffusione della variante Omicron e della risposta immunitaria contro questa variante sia nei vaccinati che nei soggetti con pregressa infezione da COVID-19 in Inghilterra. Per l’analisi sono stati utilizzati i dati dell' UK Health Security Agency (UKHSA) e del National Health Service (NHS) per tutti i casi di SARS-CoV-2 confermati dalla PCR che avevano effettuato un test COVID tra il 29 novembre e l'11 dicembre 2021.

Lo studio includeva persone identificate come aventi infezione da Omicron a causa di un fallimento del bersaglio del gene S (SGTF), nonché persone con dati sul genotipo che confermavano l'infezione da Omicron. Complessivamente, nell'analisi SGTF sono state incluse 196.463 persone senza fallimento del bersaglio del gene S (probabilmente infettati da un'altra variante) e 11.329 casi con fallimento del bersaglio del gene S (probabilmente infetti da Omicron) e 122.063 casi Delta e 1.846 Omicron con analisi del genotipo.

La distribuzione di Omicron per età, regione ed etnia differiva notevolmente dalla Delta, con i tassi di infezione da Omicron significativamente più alti rispetto alla Delta nei giovani di 18-29 anni, residenti nei pressi di Londra e fra quelli di etnia africana.

Per valutare l'impatto di Omicron sui tassi di reinfezione, i ricercatori hanno utilizzato i dati del genotipo, poiché anche prima di Omicron, la reinfezione era correlata con dati negativi di Target Failure del gene S, probabilmente a causa di un errore casuale del target della PCR causato dalla minore carica virale associata alle reinfezioni. Stratificando i soggetti per stato vaccinale, età, sesso, etnia, stato asintomatico, regione e data del campione, la variante Omicron è stata associata a un rischio di reinfezione di 5,40 maggiore (CI 95%: 4,38-6,63) rispetto alla Delta.

I ricercatori hanno riscontrato un rischio significativamente maggiore di sviluppare un caso sintomatico della variante Omicron rispetto alla variante Delta in coloro che avevano ricevuto la seconda dose di vaccino da due o più settimane e nei soggetti che avevano ricevuto la dose booster da due o più settimane (per i vaccini AstraZeneca e Pfizer).

Le stime dell'efficacia del vaccino contro l'infezione sintomatica da Omicron erano comprese tra lo 0% e il 20% dopo due dosi e tra il 55% e l'80% dopo una dose di richiamo.


A cura di:

  • Cristina Stasi, Centro interdipartimentale di epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, AOU Careggi
  • Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana




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