Epatite C, l’Organizzazione mondiale di sanità pubblica le linee guida per migliorare screening, trattamento e cura


immagine linee guida OMS su epatite CARS SEGNALA - 28/04/2014
L’Organizzazione mondiale di sanità (OMS) ha recentemente pubblicato le linee guida sull’epatite C, un’infezione cronica di cui soffrono 130-150 milioni di persone nel mondo e che causa 350-500 mila morti all’anno. Con questa nuova guida l’OMS intende fornire a tutti i Paesi, ed in particolare a quelli a basso-medio reddito, un valido supporto per migliorare screening, cura e trattamento di questa malattia, così da ridurre in tutto il mondo le morti per cirrosi e cancro al fegato.L’OMS lavorerà con i vari Paesi perché queste linee guida siano recepite dai programmi di trattamento nazionali. L’OMS conferma anche un suo duplice impegno: da una parte attivarsi perché i nuovi trattamenti siano disponibili a prezzi ragionevoli per tutti, e dall’altra valutare la qualità dei test di laboratorio ed anche dei medicinali generici per l’epatite.

Epatite C: cos’è, dati e numeri
L’epatite C è un’infezione epatica causata da virus C (HCV). Il virus può causare sia un’infezione acuta (solitamente asintomatica e di modesta intensità: circa il 15–45% delle persone infettate guariscono spontaneamente dal virus, senza alcun trattamento, entro 6 mesi dall’infezione) che un’infezione cronica  (grave, che dura tutta la vita, sviluppata dal 55–85% delle persone che contraggono il virus: il rischio di cirrosi al fegato in questo caso è del 15-30% entro 20 anni). L’epatite C è trasmessa con il sangue ed i modi più comuni di contrarre il virus sono le pratiche iniettive non sicure, un’inadeguata sterilizzazione delle strumentazioni mediche e l’utilizzo di sangue e derivati non controllati.

Nel mondo sono da 130 a 150 milioni le persone che soffrono di epatite C cronica. Un numero significativo di loro è destinato a sviluppare la cirrosi o addirittura il cancro al fegato: ogni anno muoiono infatti dalle 350 mila alle 500 mila persone per malattie al fegato correlate all’epatite C. Le medicine antivirali disponibili possono curare la malattia (i farmaci hanno successo nel 50-90% delle persone trattate, anche a seconda del farmaco usato), ma tuttora l’accesso a diagnosi e trattamento è basso. I medicinali riducono anche il rischio di sviluppare cirrosi o cancro.  Attualmente non è disponibile un vaccino per l’epatite C, anche se la ricerca sta comunque andando avanti. L’epatite C è diffusa in tutto il mondo, ma le regioni più affette sono l’Asia centrale e orientale ed il Nord Africa. L’epidemia di epatite C si concentra in alcune popolazioni a rischio (ad es. fra coloro che fanno uso di droghe iniettive). L’epatite C non si diffonde attraverso il latte materno, il cibo o l’acqua e nemmeno tramite contatto casuale (ad es. abbracciando, baciando o condividendo cibo o bevande con una persona infetta). Per maggiori dettagli consulta il fact sheet OMS sull’epatite C.

Linee guida OMS:  le 9 raccomandazioni su screening e farmaci
Queste linee guida, che sono anche le prime pubblicate dall’OMS sull’HCV, puntualizzano come l'infezione da HCV si differenzi da altre infezioni virali croniche (in particolare dall’infezione da HIV) perché può essere curata con un trattamento. Le terapie per l’HCV sono in continua e rapida evoluzione e i tassi di guarigione, con l’introduzione di nuovi farmaci, sono costantemente migliorati. La pubblicazione di questo documento OMS coincide appunto con la disponibilità di nuovi farmaci per uso orale, più efficaci e più sicuri, mentre ancora altri nuovi medicinali sono già in vari stadi di sviluppo e potrebbero essere disponibili nei prossimi anni ed essere in grado di curare più del 90% delle persone con infezione da HCV, risultando efficaci contro i genotipi in precedenza difficili da trattare. Le linee guida contengono raccomandazioni per tutti i farmaci approvati fino a dicembre 2013, ma saranno aggiornate periodicamente.

Le linee guida si articolano in 9 raccomandazioni, che includono vari aspetti: dall'indicazione di incrementare il numero di persone soggette a screening, ai suggerimenti su come ridurre i danni al fegato e su quali trattamenti utilizzare in base ai diversi casi. Le raccomandazioni possono essere così riassunte:

RACCOMANDAZIONI SULLO SCREENING PER L’INFEZIONE DA HCV
  • Screening per identificare le persone con infezione da HCV: offrire il test sierologico per l’HCV alle persone che fanno parte di una popolazione con alta prevalenza di HCV o che hanno una storia di esposizione/comportamento a rischio (raccomandazione forte, moderata qualità delle prove).
  • Quando confermare la diagnosi d’infezione da HCV: eseguire i test con tecniche di amplificazione genica per rilevare l’acido ribonucleico subito dopo un test sierologico positivo per HCV per porre diagnosi di infezione da HCV cronica, come valutazione necessaria prima di iniziare il trattamento per l’infezione da HCV (raccomandazione condizionale, qualità molto bassa delle prove).
RACCOMANDAZIONI SULLA CURA DELL’INFEZIONE DA HCV
  • Screening per l’uso di alcool e counseling per ridurre l’assunzione alta o moderata di alcol: sottoporre le persone con infezione da HCV alla valutazione dell’assunzione di alcol, seguita dall’offerta di un intervento comportamentale per ridurne l’assunzione per quelle persone con consumo di alcol da moderato ad alto (raccomandazione forte, moderata qualità delle prove).
  • Valutazione dello stadio di fibrosi e cirrosi: in Paesi a risorse limitate utilizzare l’indice APRI (rapporto tra AST e piastrine) o i test FIB-4 per valutare la fibrosi epatica piuttosto che altri test non-invasivi che richiedono più risorse come l’elastografia o il FibroTest. (raccomandazione condizionale, bassa qualità delle prove).
RACCOMANDAZIONI SUL TRATTAMENTO DELL’INFEZIONE DA HCV
  • Valutazione per il trattamento di HCV: valutare per un trattamento antivirale sia gli adulti che i bambini con infezione cronica da HCV, comprese le persone che si iniettano droghe (raccomandazione forte, moderata qualità delle prove).
  • Trattamento con interferone pegilato e ribavirina: usare l’interferone pegilato in associazione con la ribavirina per il trattamento dell’infezione cronica da HCV, piuttosto che l’interferone non-pegilato standard con ribavirina (raccomandazione forte, moderata qualità delle prove).
  • Trattamento con telaprevir e boceprevir: usare gli antivirali ad azione diretta telaprevir o boceprevir, in combinazione con interferone pegilato e ribavirina, per l’infezione cronica da genotipo 1 di HCV, piuttosto che il solo interferone pegilato associato alla ribavirina (raccomandazione condizionale, moderata qualità delle prove).
  • Trattamento con sofosbuvir: usare sofosbuvir, somministrato in combinazione con ribavirina, con e senza interferone pegilato (a seconda del genotipo di HCV), nei genotipi 1, 2, 3, 4 di HCV, anziché l’interferone pegilato e la ribavirina da soli (oppure nessun trattamento per le persone che non tollerano l’interferone) (raccomandazione forte, alta qualità delle prove).
  • Trattamento con simeprevir: usare simeprevir, somministrato in combinazione con interferone pegilato e ribavirina, per le persone con infezione da HCV genotipo 1b e per le persone con genotipo 1a senza il polimorfismo Q80K, piuttosto che l’interferone pegilato e la ribavirina. (raccomandazione forte, alta qualità delle prove).

Per approfondire