Malattie a trasmissione sessuale: l’infezione da clamidia in Europa


immagine clamidia  ARS NEWS - 19/03/2014
Il Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie (European Centre for Disease Prevention and Control – ECDC) ha recentemente pubblicato un interessante rapporto dedicato all’infezione da Chlamydia Trachomatis. Il documento riporta dati di prevalenza tratti da indagini considerate rappresentative della popolazione in esame, informazioni sulle complicanze a carico dell’apparato riproduttivo che possono seguire l’infezione da clamidia, oltre che indicazioni sull’efficacia ottenuta dagli interventi di screening.

Chlamydia, i casi nei paesi UE/SEE
Le stime di prevalenza dell’infezione da clamidia negli Stati membri dell'UE/SEE sono in linea con quanto osservato in altri Paesi ad alto reddito. Secondo i risultati ottenuti da indagini rappresentative svolte a livello nazionale in 4 Paesi UE (Francia, Germania, Slovenia, Regno Unito) su adulti sessualmente attivi di età ≤ 25 anni, la prevalenza puntuale nelle donne di età compresa fra i 15 ed i 24 anni si attesta fra il 3% del Regno Unito e il 4,7% della Slovenia. Nel genere maschile, invece, la forbice varia tra lo 0,4% della Germania (età 16-17 anni) e il 4,7% della Slovenia (età 18-24 anni). L’Italia, fra i Paesi in cui mancano indagini rappresentative della popolazione generale, non ha informazioni sufficienti per stimare la diffusione di questa patologia sul proprio territorio. L’esame della letteratura mostra una forte variabilità fra gli studi condotti nei diversi Paesi: alcuni hanno effettuato indagini trasversali basate su campioni rappresentativi della popolazione, mentre in altri il metodo di campionamento è stato molto diverso. In 3 Stati, fra cui come detto c’è anche l’Italia, non c’è alcun studio sull’argomento.
immagine clamidia in Europa
immagine clamidia in Europa, legenda

L’infezione da Chlamydia e le complicanze del tratto riproduttivo
La probabilità che l’infezione da clamidia non trattata evolva in una malattia infiammatoria pelvica (PID) è del 9%. Questa patologia, se non diagnosticata o se recidivante, può provocare importanti complicanze fra cui, nel genere femminile, un aumentato rischio di infertilità. La forte associazione, osservata in studi prospettici, tra infezione da clamidia e PID è presente sia nelle forme sintomatiche che asintomatiche.

L'efficacia degli interventi di screening
Nel report ECDC  la revisione di 4 studi randomizzati (RCT) presenta prove di efficacia di qualità moderata circa la riduzione dell’incidenza di PID rispetto ai gruppi di controllo che ricevono la cura usuale. Due studi clinici, svolti sulla popolazione giovanile (15-26 anni) riportano risultati apparentemente contrastanti. Nel primo Cohen e colleghi, effettuando lo screening su ragazzi di età compresa fra i 15 ed i 18 anni, hanno rilevato che la positività complessiva di infezione da chlamidia è diminuita nelle scuole in cui è stato effettuato l'intervento rispetto al controllo: risultati, questi, non confermati dallo studio di Van den Broek et al. 

Sviluppi futuri
La revisione della letteratura, oltre a fornire informazioni utili a valutare la scelta di interventi efficaci a ridurre la diffusione di questa patologia, mette in risalto le difficoltà ancora presenti in molti Paesi europei. Pochi sono i Paesi in cui vengono svolte indagini epidemiologiche in grado di stimare la vera diffusione di questa patologia sul proprio territorio, fornendo informazioni utili alla ricerca clinica e di valutazione costo-efficacia. Tutto ciò si lega ai recenti sviluppi avvenuti nel campo della ricerca di laboratorio, dove la messa a punto di un vaccino contro questa patologia sta iniziando a dare i primi risultati. A questo proposito segnaliamo l’articolo Development status and future prospects for vaccine against Chlamydia Trachomatis infection di Hofner et al. (2014), in cui vengono riportati i più recenti risultati della ricerca in questo settore.

Cosa fa l’ARS nel campo delle malattie a trasmissione sessuale?
Nel corso degli ultimi 3 anni l’Agenzia regionale di sanità, su mandato della DG Diritti di cittadinanza e coesione sociale della Regione Toscana, ha avviato un sistema di monitoraggio epidemiologico sulla diffusione delle malattie a trasmissione sessuale in Toscana. Trattandosi di un argomento molto delicato, abbiamo preferito iniziare lavorando con i professionisti del settore (UO di dermatologia e venereologia e UO di malattie infettive delle ASL toscane) che, compilando una scheda clinica informatizzata, segnalano tutti i nuovi casi di malattie a trasmissione sessuale, incluse quelle MTS per cui non è prevista la denuncia obbligatoria come la clamidia. La rilevazione sulle MTS in Toscana portata avanti dall’ARS è già a regime, anche se ancora in una fase iniziale che richiede ulteriori sollecitazioni ai professionisti del settore per un coinvolgimento maggiore. Le informazioni raccolte alimentano un database regionale che consentirà di avere un quadro ampio sulla diffusione delle malattie a trasmissione sessuale in Toscana.

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