Effetti cronici dell’esposizione a basse dosi di acido solfidrico: pubblicati altri risultati dello studio in Nuova Zelanda


Cancer Incidence Duration Residence Geothermal Heating Area  IcelandLo studio condotto dal gruppo di ricerca diretto dal prof. Michael Bates (Università di Berkley, California) nella città di Rotorua in Nuova Zelanda rappresenta un punto di riferimento per la comunità scientifica per la valutazione degli effetti sulla salute associati all'esposizione a dosi medio-basse di acido solfidrico. L'area geotermica di Rotorua, infatti, costituisce un vero e proprio laboratorio naturale, in quanto rappresenta la più ampia comunità di persone esposte a emissioni naturali di acido solfidrico.
L' indagine di Bates e collaboratori è stata condotta su un campione di circa 1.700 persone, delle quali è stata ricostruita l'esposizione cronica ad acido solfidrico, sia nell'abitazione che nel posto di lavoro. Ai partecipanti è stato somministrato un questionario per raccogliere informazioni demografiche e personali (lavoro, stili di vita, ecc.) e sono stati condotti vari test per valutare salute respiratoria, funzionalità cognitive, danni oculari e neuropatie periferiche.
In passato sono stati pubblicati 3 articoli scientifici che hanno fatto il punto su salute respiratoria e performance cognitive:
In estrema sintesi gli autori hanno concluso che l'esposizione ad acido solfidrico (range di variazione osservato a Rotorua 0-91.4 µg/m3) non risulta associata a decremento della funzionalità respiratoria, insorgenza di asma e peggioramento delle funzioni cognitive.
Recentemente sono stati pubblicati altri due nuovi articoli che presentano i risultati ottenuti per quanto riguarda gli altri effetti sulla salute indagati, quali gli effetti sugli occhi e i disturbi del sistema nervoso periferico.
Riguardo al primo articolo "Lens opacity and Hydrogen Sulfide in a New Zealand Geothermal Area" i 1.637 adulti che hanno partecipato all'indagine sono stati sottoposti a un esteso esame oftalmologico, mirato all'identificazione di danni agli occhi, tra cui la cataratta. Le analisi di associazione tra i risultati di questi test e i livelli di esposizione ad acido solfidrico non hanno mostrato nessuna evidenza di correlazione.
Nel secondo articolo "Ambient geothermal hydrogen sulfide exposure and peripheral neuropathy" I ricercatori hanno focalizzato l'attenzione sulle neuropatie periferiche, utilizzando vari indicatori su instabilità, riflessi, sensibilità alle vibrazioni. Come nel caso degli effetti oculari, anche per le neuropatie non è stata evidenziata alcuna associazione con i livelli di acido solfidrico.
La conduzione di questi test specifici su danni oculari e neuropatie è motivata dai risultati di precedenti studi di tipo ecologico condotti dagli stessi ricercatori sempre nella comunità di Rotorua. I ricercatori, infatti, avevano osservato degli eccessi di ospedalizzazioni per malattie dell'occhio e per disturbi del sistema nervoso periferico, tra l'altro in linea con i sintomi noti dell'acido solfidrico ad alte dosi. Proprio per questo Bates e collaboratori hanno deciso di approfondire le indicazioni e segnalazioni dello studio ecologico tramite la conduzione di un'indagine approfondita su dati individuali, che di fatto non ha confermato quelle associazioni con l'acido solfidrico che erano precedentemente emerse.
In sostanza si tratta dello stesso approccio che ARS sta adottando nello studio dello stato di salute delle popolazioni che vivono nell'area geotermica dell'Amiata, ovvero passare da dati analizzati a livello comunale (studio ecologico) a dati individuali con misure più approfondite sia dello stato di salute che dei fattori di rischio. Il progetto "InVETTA – INdagine di biomonitoraggio e Valutazioni Epidemiologiche a Tutela della salute dei Territori dell'Amiata", coordinato da ARS e svolto in collaborazione con la AUSL Sud-Est della Toscana e i Medici di Medicina generale, si propone di arruolare un campione di circa 2.000 persone che riceveranno gratuitamente un set completo di analisi del sangue e delle urine, la determinazione di vari metalli pesanti nei campioni biologici, una visita medica, con misurazione della pressione e conduzione di una spirometria, oltre a un questionario approfondito su stili di vita, ambiente di vita e di lavoro e numerosi aspetti di salute.



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