Cinetica virologica e sierologica delle infezioni da variante Delta nei non vaccinati e nei vaccinati: i risultati di uno studio condotto a Singapore

I risultati dello studio di coorte multicentrico


9/8/2021
Sono stati recentemente pubblicati da Chia e colleghi i risultati dello studio di coorte multicentrico Virological and serological kinetics of SARS-CoV-2 Delta variant vaccine breakthrough infections: a multi-center cohort (preprint), che ha avuto l’obiettivo di descrivere le caratteristiche cliniche, della cinetica virologica e sierologica dell’infezione da SARS-CoV-2 (inclusa la variante Delta) in soggetti adulti di età ≥18 anni vaccinati (con vaccini a mRNA) rispetto ai non vaccinati, con diagnosi di COVID-19 confermata da PCR positiva in uno dei centri di ricerca di Singapore partecipanti allo studio dal 1 aprile al 14 giugno 2021.

Nello studio sono stati arruolati 218 soggetti con infezione da variante Delta (B.1.617.2) identificati in 5 centri di ricerca. Di questi, 71 avevano ricevuto la seconda dose di vaccino da almeno 14 giorni, mentre altri 13 avevano ricevuto solo una dose in un periodo ≥14 giorni prima dell'insorgenza della malattia o avevano ricevuto entrambe le dosi ma entro 14 giorni dall'insorgenza della malattia, mentre 4 avevano ricevuto all'estero un vaccino non a mRNA.

In linea con la strategia nazionale di vaccinazione di Singapore, in cui gli anziani avevano la priorità per la vaccinazione, i soggetti appartenenti alla coorte dei vaccinati, rispetto ai soggetti della coorte dei non vaccinati, erano significativamente più anziani (età media = 56 anni vs. età media = 39,5), mentre gli altri dati demografici di base erano simili.

I soggetti vaccinati che avevano presentato vaccine-breakthrough (positività per SARS-CoV-2 dopo un periodo superiore a 14 giorni dalla seconda dose di vaccino) avevano una probabilità significativamente maggiore di essere asintomatici (28,2% contro 9,2%, p<0,001); in caso di COVID-19 sintomatica, presentavano un minor numero di sintomi. I soggetti non vaccinati presentavano invece livelli peggiori dei biomarcatori noti (conta linfocitaria, proteina C-reattiva [PCR], lattato deidrogenasi [LDH] e alanina transferasi [ALT]) associati a una maggiore gravità di COVID-19. Di conseguenza, una percentuale più elevata di soggetti nella coorte dei soggetti non vaccinati presentava una polmonite, richiedevano ossigeno supplementare e ricovero in terapia intensiva rispetto alla coorte dei soggetti vaccinati.

Le analisi di confronto a più ampio spettro tra non vaccinati e vaccinati con almeno 1 singola dose di vaccino (sia vaccine-breakthrough che vaccinazione incompleta) hanno mostrato risultati simili.

I risultati hanno, inoltre, dimostrato che il vaccino è protettivo per lo sviluppo di COVID-19 grave (definito da fabbisogno supplementare di ossigeno) e per lo sviluppo di COVID-19 moderatamente grave (definito dallo sviluppo di polmonite).
Per quanto riguarda la cinetica virologica, la carica virale non differiva sostanzialmente tra i pazienti non vaccinati (N=177) e quelli completamente vaccinati (N=178). Tuttavia, le analisi effettuate suggerivano un più rapido declino della carica virale nei soggetti vaccinati rispetto ai non vaccinati.
Nei pazienti vaccinati è stato osservato un forte aumento precoce degli anticorpi anti-spike, tuttavia questi titoli erano significativamente inferiori contro B.1.617.2 rispetto al wild type (virus originario).

In conclusione, secondo gli autori, i vaccini sono altamente efficaci nel prevenire la COVID-19 sintomatica e grave associata con un’infezione da variante Delta (B.1.617.2). La vaccinazione è, inoltre, associata a un più rapido declino della carica virale e a una robusta risposta anticorpale, pertanto, può essere considerata una strategia chiave per il controllo della pandemia da COVID-19.

A cura di:

  • Cristina Stasi, Centro Interdipartimentale di Epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, AOU Careggi
  • Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana




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