coperta report impianti CRT 2015Le terapie di risincronizzazione delle camere cardiache e quelle di prevenzione di aritmie in grado di minacciare la vita svolgono un ruolo importante nella strategia di cura dello scompenso cardiaco congestizio. Tali terapie sono state rese possibili da brillanti attività di ricerca e sviluppo di tecnologie sofisticate e costituiscono un esempio di innovazione "dirompente". Lo scopo di questo rapporto, com'è opportuno fare in casi d'innovazione che rimettono in gioco fattori produttivi e risultati, è principalmente quello di valutare nel periodo 2009–2014 cosa è successo in questo settore di cure in Toscana.

Sappiamo che la prevalenza nella nostra regione di scompenso cardiaco, una sindrome clinica complessa determinata da una compromissione strutturale del cuore che causa ipoperfusione periferica e congestione venosa di gravità progressiva, interessa l'1,8% della popolazione, circa 75.000 persone. Si tratta di una malattia che colpisce maggiormente gli uomini, almeno fino alla settima decade, per poi invertire la rotta, che impegna molte risorse e determina costi finanziari e sociali rilevanti.

L'uso di dispositivi impiantabili per la cura dello scompenso riguarda in modo pressoché stabile nel tempo l'1% ogni anno della popolazione affetta. Gli approcci sono di tre tipi: i defibrillatori, i pacemaker biventricolari e i pacemaker biventricolari con defibrillatore. La tendenza che si osserva nel tempo è di una riduzione dei defibrillatori a vantaggio dell'associazione pacemaker più defibrillatore. Questo cambiamento, senza entrare nei termini della ragionevolezza clinica della misura, determina un aumento dei costi.

Nelle pagine interne di questo rapporto riportiamo i dati che riguardano non solo i volumi d'interventi di questo tipo ma anche la variabilità osservata, sia orizzontale sia tra generi, e gli esiti.

I risultati più rimarchevoli sono che esiste una disparità nell'indicazione e nell'uso tra uomini e donne e che il tasso di utilizzo di questi dispositivi mostra difformità nelle popolazioni che afferiscono alle diverse ASL.
Gli esiti osservati confermano che si tratta d'interventi terapeutici efficaci. Nonostante che la popolazione target presenti una maggiore gravità clinica o, almeno, un maggior numero di comorbilità, sia la mortalità sia le riammissioni in ospedale dopo impianto del dispositivo sono significativamente migliori rispetto agli altri soggetti con scompenso.

Questi dati che devono essere letti come introduttivi alla questione e alcune conferme ulteriori vanno ricercate, ma soprattutto sarebbe utile associarli ai costi sostenuti, per comprendere appropriatezza e sostenibilità delle future decisioni.
prima copertina reportARS mobilit sanitaria final In Toscana, come pure a livello nazionale, una larga parte del territorio è costituita dalle cosiddette “aree interne”: “centri minori”, spesso di piccole dimensioni e distanti dai maggiori centri urbani, che in molti casi garantiscono ai residenti soltanto un accesso limitato ai servizi essenziali.

Il rapporto ARS nasce con lo scopo di verificare se in questi territori, dove l’accesso e la qualità dei servizi è più carente che nel resto della nostra regione, anche il profilo di salute della popolazione possa risultare diverso dalla media regionale. Il rapporto analizza dunque aspetti sia demografici che sanitari delle aree interne e di quelle cosiddette “fragili”, alla ricerca di eventuali peculiarità rispetto agli altri territori.

Per identificare le aree interne toscane, nel rapporto ci siamo riferiti al documento IRPET Le aree interne della toscana. Individuazione e caratterizzazione. Questo documento ha definito anche un metodo per distinguere, nel gruppo delle aree interne toscane, le aree cosiddette “fragili”: quelle aree interne che hanno subìto lunghi processi di spopolamento, con residenti adesso perlopiù anziani, un patrimonio immobiliare in larga parte inutilizzato e di basso valore, una limitata presenza turistica, una scarsa presenza di addetti alle attività produttive e con più basso reddito.


I PRINCIPALI RISULTATI DEL RAPPORTO ARS

Con la nostra indagine abbiamo rilevato che il rapporto tra anziani e giovani nelle aree fragili della Toscana è molto più alto rispetto alla media regionale: il 50% in più. Dato di elevata criticità, se si tiene conto del fatto che la popolazione toscana è già una delle popolazioni più anziane in Italia: in Toscana ci sono 2 giovani con meno di 15 anni per circa 4 anziani con più di 65 anni  (contro i 3 della media italiana). L’invecchiamento demografico in Toscana è sostenuto anche dalla riduzione della natalità, specialmente nelle aree fragili, dove il tasso di natalità è molto basso: 6 bambini nati ogni 1.000 donne, cioè quasi 6,8% in meno rispetto al 1995.

Un altro indice demografico molto significativo è la speranza di vita, che è maggiore dove minore è il livello di mortalità di una popolazione. Nelle aree fragili toscane abbiamo rilevato che nel 2012 il livello di speranza di vita negli uomini (79,1 anni) è inferiore rispetto alle altre aree toscane e simile a quello delle regioni più svantaggiate, come Sicilia e Sardegna, o ai livelli regionali toscani di 6 anni prima. Questa minore sopravvivenza dei residenti nelle aree fragili non si evidenzia per le femmine.

In Toscana nel 2012 siamo arrivati ad una  speranza di vita di 80 anni per gli uomini e 85 anni per le donne: il divario tra i due sessi resta elevato, ma è diminuito negli ultimi anni, arrivando ad una differenza di 4,7 anni a vantaggio delle donne.  E’ interessante notare come questo guadagno in anni di vita degli uomini rispetto alle donne non si sia verificato nelle aree fragili toscane, dove dal 1997 al 2012 la differenza è rimasta sempre di circa 6 anni a favore delle donne.

Questa situazione di svantaggio per i maschi nelle aree fragili è confermata anche analizzando la mortalità evitabile nel quinquennio 2008-2012: il tasso è statisticamente superiore a tutte le altre aree della regione e doppio rispetto a quello femminile. Osservando poi i casi di mortalità evitabile, possiamo affermare che l’investimento in interventi di prevenzione primaria ridurrebbe di oltre il 60% le morti maschili e di oltre 1/3 quelle femminili.
prima di copertina edit 2015Questo documento di sintesi dell’indagine 2015 EDIT (Epidemiologia dei determinanti dell’infortunistica stradale in Toscana) costituisce il quarto appuntamento di un osservatorio continuo che – a partire da una solida base empirica longitudinale – si propone come uno dei principali punti di riferimento in Toscana e in Italia per la produzione di analisi e riflessioni che consentano di migliorare conoscenza e capacità di intervento sulla complessa e articolata realtà dell’infortunistica stradale e dei suoi determinanti.

Anche per questa quarta indagine i questionari sono stati compilati dagli studenti direttamente su tablet che trasmettevano le risposte wireless ad un computer portatile dove venivano registrate in un database complessivo in tempo reale. Questo metodo di raccolta delle informazioni ha necessariamente allungato i tempi della rilevazione, ma ha accorciato in modo sostanziale quelli di inserimento dei dati.

Anche questa edizione dell'indagine tocca i temi cruciali dei comportamenti alla guida, dei rapporti con i pari e con la famiglia, dell’andamento scolastico, dell’attività sportiva, dei comportamenti alimentari, dei consumi di bevande alcoliche e tabacco, dell’uso di sostanze stupefacenti, dei comportamenti sessuali e del fenomeno del bullismo, dello stato emotivo, della propensione al gioco d’azzardo, della qualità del sonno dei ragazzi. E lo fa prendendo come target i giovani che frequentano le scuole secondarie, tra i 14 e i 19 anni.
prima copertina protesi vascolariLa patologia dell'aneurisma dell'aorta addominale riveste un ruolo importante sia per la sua prevalenza nella popolazione italiana che per l'elevato tasso di mortalità correlata alla possibile rottura (>50% nonostante i miglioramenti tecnologici attuali).

Tra il 2010 e il 2014 in Toscana sono stati trattati più di 4.000 casi, conseguentemente risulta fondamentale capire quali siano i presidi terapeutici idonei e valutare i sottogruppi di pazienti considerando non soltanto la complessità clinica ma valutando anche la complessità anatomica. Tutto ciò può comportare interventi diversi e più complessi sia per quanto riguarda la chirurgia classica che endovascolare e quindi con diversi esiti (mortalità e riammissioni) precoci e tardivi.

A questo proposito risulta pertanto importante suddividere i casi trattati tra le 2 metodiche chirurgiche e, nell'ambito dei 2 sottogruppi, valutare l'opportunità di un'ulteriore suddivisione in base alla gravità clinica e alla complessità anatomica e terapeutica.

Ad oggi le fonti dati amministrative non consentono di distinguere i sottogruppi sopra menzionati; affinché sia possibile sarà necessario raggiungere una codifica uniforme non solo dal punto di vista diagnostico ma anche di tipologia di procedura.

Lo scopo di questo report è analizzare nel dettaglio i casi toscani e in particolare il gruppo dei trattamenti endovascolari per aneurisma dell'aorta addominale sottorenale eseguiti presso l'UO di Chirurgia vascolare dell'AOU Careggi.

Successivamente sarà interessante ampliare la valutazione includendo i casi di patologia aortica para‐ e sopra‐renale oltre che gli aneurismi toraco‐addominali trattati con advanced technology.