Lo stato di salute dei detenuti italiani e il loro rischio suicidario


16/5/2013
immagine Lo stato di salute dei detenuti italiani e il loro rischio suicidarioConvegno - Firenze, 17 giugno 2013

Età media 38 anni, con basso livello di istruzione, per metà stranieri e 7 su 10 affetti da almeno una patologia: questi alcuni dei dati emersi dall'indagine sulla salute nelle carceri toscane che l’Agenzia regionale di sanità ha condotto nel 2012, per la seconda volta. I dati completi sono stati presentati nel corso del convegno Lo stato di salute dei detenuti italiani e il loro rischio suicidario, che si è tenuto a Firenze il 17 giugno, presso l'auditorium di Sant'Apollonia.

L’indagine, condotta con la collaborazione dei professionisti che operano all’interno degli Istituti, ha raccolto le informazioni socio-demografiche e cliniche di 3.329 detenuti corrispondenti a circa l’80% dei presenti in Toscana. Le patologie piu' diffuse: disturbi psichici (soprattutto dipendenza da sostanze), malattie infettive (epatite C, sifilide, tubercolosi), disturbi apparato digerente (cavo orale).

Il convegno ha rappresentato un importante momento di discussione e di confronto con altre realtà nazionali. La Regione Emilia Romagna ha approfondito il tema della salute dei detenuti considerando anche il ricorso ai servizi sul territorio. Professionisti dell’amministrazione penitenziaria e del Ministero della giustizia hanno inoltre presentato i dati aggiornati sul tema del suicidio in carcere. Ai partecipanti del convegno è stato anche comunicato l’avvio del progetto finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dalla Regione Toscana e dall’Agenzia regionale di sanità denominato “Lo stato di salute dei detenuti degli istituti penitenziari di 6 regioni italiane: un modello sperimentale di monitoraggio dello stato di salute e di prevenzione dei tentativi suicidari” al quale partecipano, oltre alla Toscana, le regioni Veneto, Liguria, Umbria, Lazio e Campania. Il lavoro affianca alla rilevazione dello stato di salute, la redazione e sperimentazione di un elenco di azioni multidisciplinari a cui far riferimento per la prevenzione del suicidio e degli atti autolesivi in ambito penitenziario.


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