Il ricorso ai servizi sanitari specialistici territoriali durante la pandemia da COVID-19 in Toscana

Collana dei Documenti ARS, n. 113


Tra novembre 2020 e gennaio 2021, l’ARS ha condotto un’indagine su un campione di 2.500 cittadini rappresentativi della popolazione residente in Toscana per indagare il ricorso ai servizi sanitari specialistici territoriali in era CoViD-19. Nell’anno antecedente l’intervista, il 63,7% dei cittadini toscani ha riferito di aver svolto almeno una visita specialistica, il 63,8% di aver effettuato almeno un esame del sangue e il 55,5% di aver effettuato almeno un accertamento diagnostico. La percentuale di chi ha effettuato almeno una visita specialistica è più alta tra le donne (67,2%) e tra gli over 65 (68,1%), di chi ha effettuato almeno un esame del sangue è più elevata tra gli over 65 (70,3%), mentre per l’esecuzione degli accertamenti diagnostici sono emerse delle differenze apprezzabili solo in base al genere, in cui è stato invece possibile osservarne la maggior esecuzione da parte delle donne (61,5%). Inoltre, come atteso, a prescindere dalla tipologia di prestazione sanitaria eseguita, coloro che hanno riportato almeno una malattia cronica e coloro che hanno riferito di avere un’esenzione sanitaria hanno mostrato una maggiore esecuzione di queste prestazioni. L’ultima visita specialistica più frequentemente effettuata è stata la visita oculistica (19,8%), seguita dalla visita cardiologica (15,7%) e da quella ostetrico-ginecologica (11,9%). In generale, nel 46,6% dei casi, l’ultima visita specialistica è stata effettuata in area medica, nel 41,1% dei casi in area chirurgica e nel 12,3% dei casi in area ostetrico-ginecologica. La quasi totalità di queste visite si è svolta in ambulatorio (98,7%) e solo una minima parte di esse in televisita (1,3%). Per quanto riguarda invece gli accertamenti diagnostici, l’ultimo accertamento più frequentemente effettuato è stato l’ecografia (21,8%), seguito dall’elettrocardiogramma (18,7%) e dalla mammografia (17,6%). In generale, nel 48,5% dei casi l’ultimo accertamento diagnostico effettuato è stato di diagnostica per immagini leggera, nel 36,3% dei casi di diagnostica strumentale ed infine nel 15,2% dei casi di diagnostica per immagini pesante.

Per tutte e tre le tipologie di prestazioni sanitarie, la tipologia di struttura sanitaria in cui sono state più frequentemente erogate è stata quella pubblica rispetto sia alla privata convenzionata che alla privata non convenzionata.

Il 37,5 % delle ultime visite specialistiche è stato effettuato in strutture private non convenzionate, passando dal 29,3% delle visite in area medica, al 42,3% delle visite in area chirurgica, al 52,2% delle visite in area ostetrico-ginecologica. La percentuale di ricorso a strutture private non convenzionate è inoltre più alta per le donne (41,3%), per gli under 65 (40,5%), per coloro senza alcuna malattia cronica (44%) e per coloro senza un’esenzione sanitaria (48,8%).

Il 27,1% degli ultimi accertamenti diagnostici è stato effettuato in strutture private non convenzionate, passando dal 39,7% delle indagini strumentali, al 23,5% delle prestazioni di diagnostica per immagini leggera, al 16,1 % delle prestazioni di diagnostica per immagini pesante, al 9,8% degli esami del sangue. Inoltre, all’aumentare delle risorse economiche disponibili aumenta la percentuale di accesso a strutture private per accertamenti diagnostici.

Per tutte e tre le tipologie di prestazioni sanitarie esaminate, non sono state rilevate variazioni significative di accesso a strutture private in base alla ASL di residenza.

Dai risultati emersi dall’analisi dei motivi che hanno determinato la scelta del tipo di struttura erogatrice, hanno predominato in tutte e tre le prestazioni sanitarie le motivazioni di vicinanza/accoglienza e di fiducia nella struttura. Analizzando nello specifico le risposte inerenti la struttura pubblica/privata convenzionata e privata è stato possibile osservare per quest’ultima percentuali elevate anche per la motivazione dell’attesa per svolgere l’esame in una struttura del SSN per quanto riguarda gli esami del sangue e la motivazione della fiducia nello specialista per quanto riguarda le visite specialistiche. Inoltre, trasversalmente a tutte e tre le prestazioni sanitarie riportate la modalità di pagamento più frequentemente eseguita in una struttura pubblica/privata convenzionata è stata la non esecuzione di alcun pagamento, seguita poi dal pagamento del ticket. Invece, per quanto riguarda la modalità di pagamento in una struttura privata la modalità più frequentemente utilizzata è stata quella del pagamento totale senza rimborso, seguita poi dal pagamento totale con rimborso. Tra tutti gli intervistati, il 27,4% e il 26,1% hanno riferito, rispettivamente, di aver atteso per poter ottenere un appuntamento per l’ultima visita specialistica e per l’ultimo accertamento diagnostico. È stato interessante notare come, per entrambi, la struttura privata convenzionata e la struttura privata non convenzionata abbiano mostrato le più alte percentuali di attesa fra 1 e 10 giorni, mentre la struttura pubblica abbia riportato la più elevata percentuale di attesa oltre i 30 giorni. Infine, analizzando i dati inerenti la quantità e i motivi delle rinunce ad una visita specialistica e ad un accertamento diagnostico, è stato possibile osservare un significativo aumento delle rinunce ad entrambi rispetto ai dati rilevati dall’indagine Istat del 2013. Le motivazioni a tali rinunce sono state legate prevalentemente alla pandemia di CoViD-19, infatti hanno predominato per entrambe le prestazioni sanitarie la motivazione del timore del contagio e l’annullamento dell’appuntamento da parte della struttura erogatrice per ragioni legate alla pandemia.






Per approfondire

Consulta e scarica il  Documento ARS n. 113/2021