Quali sono le conseguenze a lungo termine di COVID-19 nei pazienti dimessi dall’ospedale e quali sono i fattori di rischio associati?

Al via lo studio toscano SPRINT. I risultati di uno studio cinese.


Una volta superata la “fase critica” della malattia COVID-19, è importante poter valutare anche la sua regressione ed evoluzione, sia nel breve che nel lungo termine. Per questo l’Agenzia regionale di sanità, nell’ambito del Bando di ricerca COVID-19 approvato da Regione Toscana (DGRT 557/2020), si è fatta promotrice del progetto di ricerca Studio Prospettico e Retrospettivo su gli esiti e le complicanze da Covid-19 IN una coorte di ricoverati in Toscana – SPRINT, in collaborazione con tutte le Aziende sanitarie della Toscana (esclusa l’AOU Mayer) e il Centro gestione rischio clinico e sicurezza del paziente.

Il progetto, approvato e finanziato da Regione Toscana, ha appunto come obiettivo principale quello di valutare la regressione ed evoluzione, a breve e lungo termine, delle manifestazioni cliniche specifiche per infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti ricoverati in Toscana. Oltre ad avere finalità prettamente cliniche, questo potrà anche fornire informazioni utili a pianificare le politiche socio-assistenziali in grado di rispondere ai reali bisogni della popolazione.

A questo proposito riteniamo utile segnalare altresì i risultati, pubblicati sulla rivista The Lancet, di uno studio cinese il cui protocollo è sovrapponibile allo SPRINT. Si tratta dello studio 6-month consequences of COVID-19 in patients discharged from hospital: a cohort study, che ha avuto come obiettivo proprio quello di descrivere le conseguenze a lungo termine di COVID-19 nei pazienti dimessi dall'ospedale e i fattori di rischio associati, in particolare la gravità della malattia.

Questo studio monocentrico è stato condotto arruolando i pazienti con COVID-19 che sono stati dimessi dal Jin Yin-tan Hospital (Wuhan, Cina) tra il 7 gennaio 2020 e il 29 maggio 2020 e che soddisfacevano i criteri di dimissione secondo le linee guida cliniche cinesi per la diagnosi e il trattamento della polmonite COVID-19 emesse dalla Commissione sanitaria nazionale, ovvero, assenza di febbre per 3 giorni consecutivi, miglioramento dei sintomi respiratori, risoluzione e recupero delle lesioni evidenziate all’imaging polmonare e due test negativi per SARS-CoV-2 a distanza di 24 ore. Sono stati esclusi i pazienti deceduti prima del follow-up o per i quali il follow-up sarebbe stato difficile a causa di disturbi psicotici, demenza o riammissione in ospedale; sono stati esclusi anche i pazienti che non erano in grado di muoversi liberamente a causa di osteoartropatia concomitante o immobili prima o dopo la dimissione a causa di malattie come ictus o embolia polmonare o che hanno rifiutato di partecipare.

Tutti i partecipanti sono stati contattati in modo consecutivo a partire dalla data di insorgenza dei sintomi documentata nella loro cartella clinica. L'appuntamento per la visita di follow-up è stato fissato telefonicamente da personale medico qualificato. Tutti i partecipanti sono stati intervistati, in presenza, da medici e gli è stato chiesto di completare una serie di questionari, incluso un questionario sui sintomi auto-riferiti.

Per valutare la dispnea è stata utilizzata la scala modificata del British Medical Research Council (mMRC), per valutare la “capacità di movimento”, la “cura della persona”, le “attività abituali”, il “dolore o fastidio”, la “depressione o ansia” sono stati utilizzati l'EuroQol questionario a cinque dimensioni e cinque livelli (EQ-5D-5L), l'EuroQol Visual Analogue Scale (EQ-VAS); è stato inoltre utilizzato un modulo di registrazione dell'ictus ischemico e degli eventi cardio-vascolari. Sono stati raccolti campioni di sangue venoso per la valutazione di emocromo completo, la creatinina sierica, l'emoglobina e l'emoglobina glicata A1c (HbA1c). Inoltre, sono stati misurati i titoli di anticorpi SARS-CoV-2 e selezionati i pazienti da sottoporre a test di funzionalità polmonare, ecografia delle vene degli arti inferiori e dell'addome e TC del torace ad alta risoluzione (HRCT).

In totale, dei 2.469 pazienti dimessi con COVID-19, sono stati arruolati 1.733 pazienti. I pazienti avevano un'età media di 57 anni (range 47-65), 897 (52%) erano uomini. Lo studio di follow-up è stato condotto dal 16 giugno al 3 settembre 2020 e il tempo mediano di follow-up dopo l'insorgenza dei sintomi è stato di 186,0 (175,0–199,0) giorni.

I sintomi riscontrati più frequentemente sono stati: stanchezza o debolezza muscolare (63%) e difficoltà a dormire (26%). L’ansia o la depressione sono state segnalate nel 23% dei pazienti.

I risultati della valutazione della funzionalità polmonare in questo studio hanno mostrato che una percentuale considerevole (22-56%) dei partecipanti presentava un'anomalia della diffusione polmonare 6 mesi dopo l'insorgenza dei sintomi. E’ stato, inoltre, osservato che la sieropositività e i titoli mediani degli anticorpi neutralizzanti erano significativamente inferiori rispetto alla fase acuta. Secondo gli Autori, Il declino degli anticorpi neutralizzanti osservato in questo ed in altri studi solleva preoccupazione riguardo alla reinfezione da SARS-CoV-2, che deve essere pertanto sospettata in pazienti che presentano sintomi compatibili di COVID-19.

In conclusione, a 6 mesi dall'esordio dei sintomi, nella coorte considerata, i principali sintomi erano costituiti da affaticamento o debolezza muscolare e difficoltà a dormire. Il rischio di sviluppare ansia o depressione sono considerati, insieme con una ridotta capacità di diffusione polmonare, come un’importante complicanza dopo la COVID-19 nei pazienti con malattia più grave. Secondo gli Autori sono necessari studi di follow-up più lunghi e in campioni più grandi per comprendere l'intero spettro delle conseguenze sulla salute del COVID-19.


A cura di: 

- Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana
- Cristina Stasi, Centro interdipartimentale di Epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, AOU Careggi




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